Bomba o petardo?

Bomba o petardo? Il fumo c’è, e tanto, intorno al Goldoni: una quindicina di interventi in sette giorni sul principale quotidiano locale da quando (21 giugno) è stata paventata la sospensione delle attività per mancanza di soldi a partire dal primo luglio (invece che dal 10), con la prospettiva di aprire un mese in autunno, e poi chissà. Questo perché tra i finanziamenti di Comune e Provincia mancherebbero 130mila euro (o 400mila? le cifre ballano e non è facile capire di quanto si sta parlando).

Eppure, il 15 maggio l’assessore Tredici alla presentazione di Così fan tutte aveva detto: “La mia presenza oggi è una conferma dell’attenzione che l’amministrazione comunale ha per il suo teatro e per i giovani talenti emergenti”.

Ovvio che il 28 giugno la Bottino (Pdl) si chieda “com’è possibile che le cose siano precipitate così”, se in seconda commissione, da Nebbiai ai vertici della Fondazione, era stato appena presentato un quadro di eccellenza: che cosa è successo che non sappiamo?

Mentre dal 22 “un grido unico pro-Goldoni” sale dalla pagina facebook di Cheli (Sel) e il 23 Perini (Pdl) invoca un miracolo da Ciampi, il 27 le cronache ci informano che i lavoratori sono saliti sul palco per manifestare la loro preoccupazione. Il 28 Bonsignori (vice della Provincia) lancia l’idea di una pubblica sottoscrizione, dopo avere affermato che il Goldoni, patrimonio comune, non può chiudere perché “in tutti questi anni è stato un esempio di buona amministrazione”.

Ma qua e là, intanto, si affacciano dubbi e critiche: mentre Sel pone l’alternativa stadio/teatro (23), Toncelli (Progetto per Livorno, ex Idv) sostiene che “le attività artistiche devono essere date in gestione a chi le sa valorizzare, che occorrono soggetti privati, seri e bravi, certo, ma soprattutto selezionati solo in base alle capacità e al merito senza carte di identità ideologica” (23); Russo (Pdl) chiede maggiore autonomia per la Fondazione Goldoni (23). Invece, Lorenzo Cosimi (Rc) vorrebbe “chiarezza esemplare” su bilancio, spese, eventuali sprechi e parla di “non oculata programmazione” (24). Finché non arriva il netto intervento del Movimento 5 stelle (28), che il “Tirreno” pubblica mettendogli a fianco con pari evidenza la dichiarazione di Ricci (presidente del Mascagni) che ha scritto a Bertini per manifestargli “tutta la solidarietà da parte del Mascagni”.

Che dicono i 5stelle? In realtà, per saperlo fino in fondo bisogna andare sul loro sito, perché sul quotidiano non c’è tutto. Prima si chiedono che senso abbia “pagare tutto l’anno i vertici della fondazione di un teatro aperto ad intermittenza”, poi osservano che per potere retribuire Bertini si è aggirata la legge regionale che nega indennità ai presidenti, facendolo diventare direttore generale. Fin qui sul quotidiano; sul sito il testo finisce invece in modo ben più drastico: “Non ce ne voglia Bertini se annunciamo sin da ora che, se come M5S dovessimo governare la città, una volta scaduto il suo mandato, non lo riconfermeremmo di sicuro. Per noi la lotta alla casta non si limita agli organi elettivi, ma investe aziende municipalizzate e partecipate, enti pubblici e fondazioni di ogni genere”.

Lo stesso giorno appare anche un lungo intervento di Marco Barsacchi che, subito, sembra volersi tirare fuori dalla polemica: “da semplice cittadino non sono in grado di valutare le cause di questo grave momento per il nostro teatro: responsabilità nella gestione, altre priorità dell’Amministrazione Comunale, programmazioni artistiche non felici. Riserverei ad un secondo momento le polemiche partigiane sulla gestione del teatro, sulle appartenenze politiche, sulla dicotomia livornese calcio/cultura”. Sembra un modo di dire e non dire, perché mal si concilia con quanto segue qualche riga dopo: “le stagioni operistiche e teatrali rimangono ampiamente invendute, e molti dei nostri studenti delle superiori non hanno mai assistito a un’opera o a un concerto di musica classica”. Però, poi, chiede a sindaco e assessore di promuovere “una grande campagna pubblica” per raccogliere fondi per il Godoni, senza domandarsi da chi e come dovrebbe essere gestita la “più prestigiosa istituzione culturale” della città. Insomma, risolviamo l’emergenza e poi vedremo.

Ma è vera emergenza? Il 22 giugno, dalle colonne del giornale l’assessore Tredici assicurava che il Goldoni non era a rischio chiusura, anche se si dovevano trovare le risorse. Il 23 il sindaco Cosimi, in margine a dichiarazioni su altri argomenti, diceva che si trattava di un “tentativo di forzare”: forzare da parte di chi? la stampa? le opposizioni? i vertici del Goldoni? Non è chiaro ma, forse, la spiegazione sta proprio nella risposta a queste domande. Riproponiamo dunque il dubbio della Bottino: che è successo che non sappiamo? Che emergenza è – si sono chiesti altri – se mancano soltanto 150mila euro? Per le casse comunali sono uno ‘zero virgola’…

Il fumo dell’esplosione, allora, da che è stato provocato? Da bomba o da petardo?

1 Commento

Archiviato in Uncategorized

Una risposta a “Bomba o petardo?

  1. Marco Barsacchi

    Egregia Dott.ssa Cagianelli,
    non capisco la logica della sua critica al mio contributo al dibattito. Dall’estero -dove vivo- non si può essere a conoscenza dei mille meandri che si celano dietro la crisi del Goldoni (che lei sembra invece conoscere benissimo, e per la quale spero di cuore suggerisca una soluzione). Per questo motivo, non sarebbe stato corretto dal mio punto di vista “terzo” entrare nel merito dello scontro politico-gestionale. La notizia della crisi del Goldoni è arrivata ai cittadini attraverso gli organi di stampa: noi non siamo in grado di verificare se essa sia un falso, un refuso o una velina passata in malafede.
    Questo non è “un modo di dire e non dire”, né “mal si concilia” con con ciò che è stato il tema vero del mio “il lungo intervento”, evidentemente poco chiaro se non ne è stato colto il senso. Esso verteva sulla filantropia e la responsabilità sociale verso la cultura, fenomeni tipici di società socialmente più avanzate.
    E’ noto che per la sopravvivenza dei teatri sia necessaria la filantropia -dei singoli, degli enti pubblici, delle imprese, delle banche, delle assicurazioni, delle cooperative, ecc.- e che questa debba essere premiata con sgravi fiscali consistenti e incentivanti. Così come accade in molti paesi europei ed extraeuropei. Il “Metropolitan Opera” di New York -che mi sembra gestito benino- non sopravviverebbe una stagione se non ricevesse molti milioni di dollari da sponsor e filantropi, modesti o facoltosi. Ovviamente una gestione capace deve anche andarseli a cercare, gli sponsor e i filantropi, e non aspettare che le casse pubbliche ripianino i bilanci. E i soldi raccolti tramite i benefattori debbano essere utilizzati al meglio. Ma questo è il punto successivo. D’altra parte, nel mezzo del naufragio non si fa il processo sul ponte di comando allo Schettino di turno: prima si salvano i passeggeri poi si processa il capitano e la ciurma nei luoghi deputati. E ben vengano le condanne se vi sono le responsabilità.
    A me interessava alzare una voce sulla necessità che tutti ci sentiamo investiti di questo onere, e sul fatto che la cultura non deve essere dimenticata perché è su questa che costruiamo la nostra identità e la nostra Storia.
    Quanto a chi dovrebbe promuovere una campagna pubblica di sovvenzioni e donazioni per il Goldoni offrendo in cambio uno sgravio fiscale su un’imposta comunale (come avevo banalmente suggerito), non vedo chi possa farlo – nell’ambito della amministrazione cittadina- se non il Sindaco o l’Assessore alla Cultura (passando ovviamente per la Giunta comunale). Non mi pare che la nostra legislazione preveda un’altra personalità giuridica in grado di fare ciò.
    Cordiali saluti,
    Marco Barsacchi
    Università di Groninga (NL)

Lascia un commento